Stu Ungar: la tragica storia del più famoso giocatore di Poker

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Alcuni editoriali fa ci siamo occupati di Ken Uston, il giocatore che ha fatto la storia del blackjack. Il nome di Stu Ungar (ci sono bisogno di presentazioni?) è invece indissolubilmente legato al poker. Nel suo palmares ci sono 5 braccialetti, quindici piazzamenti a premi e ben tre vittorie al main event delle WSOP. Mai nessuno è stato capace di fare altrettanto e possiamo affermare con una certa sicurezza che ci sono ben poche possibilità che qualcun altro riesca ad eguagliarlo. Al giorno d'oggi la concorrenza al main event delle WSOP è esasperata e c'è un numero così elevato di players che un giocatore per emergere in tre edizioni dovrebbe avere la facoltà di vedere le carte degli avversari. E forse nemmeno questo basterebbe.

Stu Ungar Stu Ungar aveva questo luccichio? Si potrebbe pensare di sì. Procediamo con ordine, con la biografia di questo formidabile giocatore. Ungar nasce nel 1953 a New York da genitori ebrei. Il padre, usuraio, gestisce un club nel quale si gioca d'azzardo. In questo luogo di anime perse Ungar viene socializzato al gambling e inizia a farsi un nome nel giro del Gin Rummy, un gioco di carte che assomiglia molto al nostro Ramino. Frequentando il losco giro di giocatori d'azzardo newyorkesi Stu Ungar ha l'opportunità di stringere amicizia con il mafioso Victor Romano con cui approfondisce gli studi sul calcolo delle probabilità. Victor Romano farà anche da protettore a Stu Ungar, un tipetto assai capace a mettersi nei guai per la sua indole aggressiva. Dopo la morte del padre, Ungar decide di abbandonare la scuola e dedicarsi a tempo pieno al gioco d'azzardo. Non ancora maggiorenne partecipa a tornei di Gin Rummy vincendo migliaia di dollari. Non avendo alcuna possibilità di batterlo la comunità newyorkese di Gin Rummy si allea e lo esclude dal giro. Si racconta che Stu Ungar accettasse di partire con degli handicap pur di poter giocare e nonostante questo fosse in grado di vincere con una facilità disarmante. Due aneddoti possono chiarificare la sua superiorità a questo gioco. Una volta si iscrisse ad un torneo e tutti gli altri giocatori si ritirarono mentre un'altra volta giocò con un baro che aveva truccato le carte. Capì l'inganno e vinse anche contro di lui.

L'esclusione dal mondo del Gin Rummy lo portò ad avvicinarsi al poker texas holdem. Nel 1980 si iscrisse alle WSOP che a quel tempo erano un torneo di nicchia, riservato ad una cerchia ristretta di players professionisti. Nel 1980 gli iscritti erano 73 ed il premio finale era di “soli” 385.000 dollari. Tra i partecipanti di quell'edizione va ricordato Doyle Brunson, uno dei giocatori tuttora più influenti del panorama pokeristico internazionale. A quei tempi 27 anni erano pochissimi per un giocatore di poker, una professione che richiedeva enormi disponibilità economiche, tanto che Ungar fu soprannominato “The kid”. Il soprannome è dovuto anche al suo aspetto da ragazzino: alto poco più di 1.60, pesava solo 45 chili. Come potete immaginare sbaragliò gli avversari. La stessa cosa avvenne l'anno successivo.

La vittoria più incredibile di Ungar alle WSOP avvenne nel 1997. A lottare per il Braccialetto erano in 312 ed il montepremi riservato al vincitore era di un milione di dollari. Indimenticabile il final table sotto la volte a botte della Fremont Street, naturalmente a Las Vegas, dove furono erette delle gradinate per gli spettatori. Il poker sportivo era sempre più in voga. Ungar iniziò il final table con un vantaggio consistente di chips, nonostante questo giocò in modo aggressivo. La sua superiorità era visibile anche agli occhi dei profani; sembrava fosse capace di vedere attraverso le carte degli avversari. Nel momento della bolla nessuno dei 6 giocatori voleva essere eliminato e Stu Ungar fu incredibilmente abile ad approfittarne. Rilanciò sette mani di seguito e nessuno osò vedere. Tutti erano impauriti tranne Ungar, le cui chips aumentavano esponenzialmente. Fu forse la finale più squilibrata che le WSOP possano ricordare. Nel 1997 Stu Ungar aveva 47 anni, non era più “Il Ragazzino” e alle spalle aveva una vita travagliatissima.

Cominciò a fare uso di cocaina negli anni 80' e ben presto divenne dipendente. In un'edizione delle WSOP venne trovato privo di sensi nella sua stanza d'albergo a causa di un'overdose. Nonostante questo riuscì incredibilmente a terminare il torneo In The Money. Negli anni ruggenti rifiutò in modo tassativo di andare in comunità di recupero e questo deteriorò inesorabilmente la sua condizione fisica. Quando si presentò alle WSOP del 1997, poco prima di morire, aveva già dovuto subire un collasso delle narici. Aveva un naso così danneggiato che non poteva più sniffare, per questo passò al crack. Nonostante le vittorie milionarie Stu Ungar era perennemente sommerso dai debiti, viveva in stanze d'albergo di Las Vegas e nemmeno la figlia Stefanie riuscì a salvarlo. Fu trovato morto in una stanza del Oasis Motel. Le spese del funerale furono pagate con una colletta organizzata da un amico.

Si racconta che nella sua carriera Stu Ungar vinse oltre 30 milioni di dollari. Oltre alle WSOP vinse svariati tornei di Texas Holdem No Limits e tre edizioni dell'”Amarillo Slims Super Bowl of Poker”. Nel 2001 entrò a far parte della Poker Hall Of Fame. Per chi volesse saperne di più, sulla vita spericolata e maledetta del più grande giocatore di Poker di tutti i tempi, è stato girato il film, purtroppo mai tradotto in italiano, “High roller: The Stu Ungar Story”. Per chi non avesse problemi con l'inglese consiglio vivamente anche “The rise and fall of Stu Ungar” disponibile su youtube.

Gianluca Longhi